giovedì 21 marzo 2013

√ i Lirici dell'industria italiana

photo: adesso-online
le svalutazioni competitive della lira hanno impedito lo sviluppo tecnologico e qualitativo dell'industria italiana. se rispetto all'industria tedesca siamo (salvo un manipolo di eccellenze produttive) al terzo mondo lo dobbiamo a quel modello. con l'uso e abuso della svalutazione competitiva della lira abbiamo privilegiato produzioni di bassa qualità, che poi proprio in quanto tali son state delocalizzate. puoi anche rendere competitivo il prodotto con la svalutazione per esportarlo, ma se delocalizzi risparmi comunque sulla manodopera, ancorché sfruttata e non regolarizzata. 

ci siamo fregati da soli. prima campavamo facendo i cinesi d'europa, poi i cinesi (che sono sempre più cinesi di noi) ci hanno surclassato come quantitativi e prezzo. sulla bassa qualità non possiamo competere con gli orientali (cina, corea, india) se non delocalizzando a nostra volta nel terzo mondo o in est europa: e addio all'occupazione italiana. le poche aziende che hanno puntato sull'eccellenza del made in Italy (tipo la ferrari per intenderci) non hanno bisogno della svalutazione competitiva per esportare, e si guardano bene dallo spostare la produzione d'eccellenza fuori dall'italia: sanno che perderebbero in termini di qualità-prodotto e immagine-brand.

insomma la parabola è stata: dalla svalutazione alla esportazione dalla esportazione alla delocalizzazione dalla delocalizzazione alla disoccupazione. aggiungi che il sindacato dal dopoguerra ha difeso posti di lavoro inutili e scarsa produttività nella PA e nelle imprese pubbliche e para pubbliche, come dice il mio amico @cannedcat,  e hai il quadro completo dei nostri guai: recessione produttiva e debito pubblico alle stelle. e pensare che i Lirici rivorrebbero quel modello: svalutazione ciclica, debito pubblico, pasta al pomodoro e sigaretta all'orecchio. l'eterna italia dei ladri di biciclette?

9 commenti:

  1. Ottima analisi. Aggiungerei maastricht grazie al quale le aziende hanno preferito prendere manodopera a basso costo dall est (regolare) anzichè formare il proprio personale. Nn può passare in 2°puano 20anni di macelleria sociale x il profitto(altissimo) di pochi. Adesso sono gli stessi che si lamentano poiche quelli che prima erano solo mandrie buoi ora sono aziende che gli "fregano" il lavoro. X cio che riguarda innovazione: siamo un paese formato da piccole o piccolissime aziende. L innovazione devi farla sul.personale (es banale saper inglese). I corsi costano un occhio della testa! Guarda il corso knx x la domotica o meglio la building automation, come fai ha chiedere dai 3 a 5000 agli artigiani!!!. Ci vuole + coraggio ed investirr dove siamo forti, noi nn siamo germania con le megaimprese industriali. Siamo iú sul manufatturiero.

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  2. Ottimo post, Giuliano. Questa è la diagnosi, passiamo alla cura del malato Italia: uscire dall'euro?, visto che l'intera architettura sta implodendo, tra crisi greca, spagnola e last but not least cipriota, che sa tanto di 'corralito' déja vu...

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  3. grazie amici :) uscire dall'euro per finire dritti dritti davanti alla casa rosada e senza manco uno straccio di evita? no grazie ;)

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  4. A parte il fatto che le svalutazioni della lira sono state sempre a seguito di shock esterni ( quindi difensive e non competitive ) ma perché quando le svalutazioni sono fatte sul lavoro si parla di "riforme" anziché di svalutazioni competitive? Perché se siete così euro - peisti convinti non vi arrabbiate contro il più forte che svaluta ( il lavoro ) , ossia la Germania? E se questi non ne vogliono sapere né di avere maggiore inflazione, né di eurobonds, né di trasferimenti fiscali cosa ci sarebbe di responsabile nel rimanere dentro la baracca? Non è che, niente niente, l' euro vi piace proprio perché vi permette di spostare le svalutazioni competitive dalla valuta al lavoro?

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  5. voi chi? io sono io e dalla svalutazione e inflazione avrei solo da guadagnare, dato che vendo case e il mattone tira come bene rifugio contro gli slittamenti monetari. ah e non ho dipendenti cui ridurre il salario. hai fatto strike :-)

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  6. Lei non sa di cosa parla. Quindi per lei, ipoteticamente l'industria automobilistica italiana dovrebbe produrre in massa Ferrari... E chi se le compra? Quindi secondo lei in Italia vende più auto la Ferrari o la Fiat? A questo punto lei dovrebbe smettere di vendere o affittare bilocali brutti e puntare su megaville funzionali e bellissime... Vediamo tra 4 o 5 anni se guadagna come prima???

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  7. Grazie Anonimo che mi consenti di integrare e spiegare. La Ferrari è un esempio per farsi capire, basterebbe fare automobili come la Volkswagen. Vendendo ville, certo che aumenta il fatturato, o almeno non diminuisce. Vendi meno pezzi ma guadagni di più su ogni pezzo. Quello che fanno gli esportatori del Made in Italy, con export in aumento.

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  8. alberto castiglioni7 maggio 2014 alle ore 16:55

    Basterebbe fare macchine come Ferrari? Scusi ma reanult? Fiat? Ford? Hanno tutti tecnologia tedesca? O forse i tedeschi si sono avvantaggiati, grazie ad una SVALUTAZIONE ILLEGALE DEI SALARI fatta con la rifoma Hartz (resa possibile grazie ad altrettanto ILLEGALI sforamenti dei limiti di deficit europei, proprio quelli che oggi i tedeschi ci pongono come condizione inderogabile) ottenendo un gap di competitività che con CAMBI FISSI non può essere eliminato, se non distruggendo la domanda interna, ovvero i salari reali? E a dimostrazione di ciò, non è forse vero che la Germania, proprio mangiandosi il mercato europeo, ha raggiunto un ILLEGALE surplus di esportazioni nette? Caspita, con le ricette tedesche e la svalutazione dei salari reali sì che le nostre aziende potranno investire in ricerca&sviluppo!

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  9. Chiediamoc perché Ferrari esporta e Fiat non la vogliono manco gli italiani. L'esempio della Volkswagen non calza, hanno stipendi e premi produzione ambiti. La verità è che la qualità paga e la cialtroneria no. Poi certo, il piagnisteo è un diritto italico.

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